Dopo Strada Carrara, storia di un bambino figlio di attori nomadi, Titino Carrara è di nuovo in scena, sotto la direzione di Laura Curino, per raccontare un’altra storia di vita vera dal sapore avventuroso: la storia romantica e commovente di Beniamino Rossini gentiluomo di malavita: il carissimo amico che Massimo Carlotto aveva già trasformato in uno dei protagonisti della serie l’Alligatore.
Dalla Milano liberata del dopoguerra, attraverso montagne, bricolla in spalla sul confine con la Svizzera; a bordo di un ‘Maiale’ della Regia Marina trainando sotto le acque gelide del lago di Lugano 8.000 pacchetti di sigarette a viaggio. Aerei, elicotteri e poi in mare: dal Libano a Malta, da Venezia alla Spagna alla Croazia.
Storia di contrabbando e rapine, amicizie e amori, tradimenti e passioni politiche come in una sequenza da film di avventura.
Dura: perché la vita del criminale è dura.
Divertente perché Beniamino Rossini è uomo di estro e coraggio che dalla passione trae il gusto e l’arte di inventare la vita.
Commovente perché la vita non sempre mantiene ciò promette.
Se Beniamino Rossini fosse nato in una famiglia di teatranti, sarebbe stato un attore dalla grande energia e creatività.
Se Titino Carrara non fosse nato in una famiglia di teatranti… forse sarebbe stato un delinquente fantasioso e vivace.
Chi può dire?… gli viene bene: è un teatrante naturale… come Beniamino.
Il vero malavitoso è quello che sa raccontare: i criminali non lasciano testimonianze… nulla di scritto, ma le storie che vivono non possono essere disperse: anche la malavita ha una memoria.
E ce l’ha anche il teatrante che non lascia morire le storie nel silenzio.
“Sono Beniamino Rossini, un uomo fortunato. La sorte mi ha regalato un luogo dove lasciare le mie avventure. Non a tutti nella vita è dato di averlo. Io, nella mia, quel luogo l’ho trovato: l’Arte, un buon posto dove lasciare l’esistenza.
Sono Beniamino, questo è il luogo e voi i testimoni: a voi lascio l’eredità del racconto, lascio la mia esistenza”.