“Noi ci capiamo bene. Io lo lascio andare dove vuole e lui mi porta sempre dove voglio”. “E’ così uguale a me che son arrivato a credere che sogni i miei stessi sogni”. La calda Andalusia con paesaggi agresti tra ruscelli e farfalle, cieli e tramonti, fa da sfondo ad uno dei racconti di amicizia più celebri della letteratura mondiale. Il «poemetto» che prese 9 anni al Premio Nobel Juan Ramon Jimenez, narra di un piccolo asinello soffice e soave, che accompagna l’autore stesso per le strade di Moguer, tra realtà e fantasia. Un legame di amicizia così forte che l’autore legge le vicende della sua vita e del mondo che lo circonda attraverso gli occhi ed i sentimenti del suo amico, trasformando il monologo in un dibattito ad una voce ma a più pensieri.
Attraverso Platero, i suoi giochi, i suoi occhi limpidi si riscopre la leggerezza dell’infanzia, con quella sua libertà ingenua e genuina che si dimentica crescendo. Juan Ramon Jimenez percorre quest’amicizia e le riflessioni dell’animo, secondo il corso della natura, che come il ciclo della vita porta al distacco ed alla serena accettazione di nuovo passaggio.
Favola soave come il suo protagonista, scritta per gli adulti a cui parla come bambini cresciuti troppo in fretta, «Platero Y Yo» colpì profondamente, tra gli altri, il compositore Mario Castelnuovo-Tedesco che ne musicò 28 capitoli, tra i più belli e significativi, creando un opera per voce narrante e chitarra, allo stesso tempo di estrema complessità e splendida leggerezza.
Da questo connubio di letteratura poetica e musica letteraria, nasce uno dei capolavori teatrali del XX secolo. Ugo Dighero insieme all’amico Christian Lavernier riporta in tournée questo testo intramontabile in una veste dove voce e chitarra si muovono all’unisono. Voce diviene strumento, strumento diventa voce in un gioco armonico che apre a nuove letture immaginifiche del testo. Una fiaba filosofica che parla «anche» ai bambini, dove le grandi doti espressive di Ugo Dighero vedono il massimo campo d’azione, tra parole e musica.