«Mi fa piacere che tu voglia ascoltare queste storie – mi diceva Simona Rosa, una donna di più di ottant’anni – ne conosco cosi tante che potrei raccontartene per giorni e giorni. Ma se vuoi capirle sino in fondo devi immaginarti come era la vita quando io ero giovane. Innanti fut diversu. Ora tutto è cambiato». “Innanti fut diversu”. Forse è la frase che ho sentito ripetere più spesso dalle narratrici e dai narratori di Scano Montiferro. Per alcuni mesi mi hanno raccontato un’infinità di fiabe, leggende, storie di banditi o fatti misteriosi capitati durante la loro infanzia, quando non bi fut sa televisione, e non c’era neanche la corrente elettrica. Innanti fut diversu. I protagonisti delle storie erano spesso i morti, sas animas, sia quelle “buone”, che apparivano al familiari per dare del consigli, sia quelle “cattive”, che a volte cercavano di vendicarsi con i vivi per qualche torto subito. Spesso i volti delle narratrici si illuminavano quando parlavano de sos pósídos, quel tesori nascosti sottoterra che anche loro, da bambini, speravano di trovare. (Pierpaolo Plludu)