Nei secoli dell’estetica, dell’apparire, della vacuità sociale, dei contrasti tra chiesa e stato, in un dualismo immobile tra morale e immorale, Molière si addentra ancora una volta nelle fessure dell’animo umano, nelle sue miserie, nelle sue limitazioni da sopravvivenza.
Scapino è un “parente” di quello “sfortunato” Don Giovanni, entrambi su quella terza via amorale, entrambi in contrasto e in fuga da ciò che è buono o cattivo, bello o brutto, morale o immorale. Braccato, non stringe accordi con nessuno, non giura. Fugge e irride tutto ciò che è vecchio.