Far crescere in pancia lo stupore
“Far crescere in pancia lo stupore” è un viaggio esplorativo nel mondo della sensibilità e della percezione attraverso il teatro. Guidato da Fabrizio Saccomanno, il laboratorio si focalizza sull’arte di raccontare e sulla riscoperta del quotidiano, mettendo in luce come l’abitudine possa offuscare la nostra capacità di vedere la bellezza e la complessità della vita di tutti i giorni.
Metaforicamente Schiros
(consigliato a un pubblico adulto)
Un rito psicomagico di ritorno al teatro che diventa un racconto di vita appassionante, esilarante, commovente. Non vorrebbe, Beatrice, essere lì sul palco. Eppure qualcosa accade. Un primo ricordo, un aneddoto, una risata, e il racconto di un’intera esistenza prende forma, passo dopo passo, senza soluzione di continuità, attraverso un ventaglio di episodi, personaggi, pensieri che toccano tutti i temi dell’umano. Un monologo personalissimo, fuori dai denti e sfacciato, delicato e amaro, nel mezzo del cammin di nostra vita, in cui Beatrice fa il punto su di sé e sulla propria esistenza. Con una dedica speciale a quel grande, poco conosciuto mistero che sono i genitori, cui tanto dobbiamo, nel bene come nel male.
Scoop (Donna Sapiens)
SCOOP: DONNA SAPIENS, è il titolo del nuovo spettacolo di Giobbe Covatta che vuole dimostrarci, col suo linguaggio irriverente e dissacratorio, la superiorità della donna sull’uomo.
Per convalidare tale tesi il comico spazia dalla storia, alla sociologia, alla medicina e da ogni punto di vista il maschio della razza umana esce perdente e ridicolo rispetto alla donna.
Non mancano interviste impossibili con personaggi importanti che supportano tale tesi: da Dio stesso, che svela gli esilaranti retroscena della creazione dell’uomo e della donna, fino a un improbabile uomo del futuro che ci mette in guardia sui rischi di un mondo assoggettato all’arroganza maschile, passando per Nello, il povero membro maschile che chiede aiuto per le sue pessime condizioni di vita, schiavo dei ridicoli appetiti sessuali del suo padrone.
Giobbe Covatta dimostra nel suo modo comico e surreale il proprio amore e rispetto per le donne, a cui dedica in finale un poetico omaggio.
Just walking
performance itinerante site specific / (Punto di incontro Stazione dell'Arte, Ulassai).
Da dove si comincia? I muscoli si tendono. Una gamba è il pilastro che sostiene il corpo eretto. Tra il cielo e la terra. L’altra è un pendolo che oscilla da dietro. Il tallone tocca la terra. Tutto il peso del corpo rolla in avanti sull’avampiede. L’alluce prende il largo, ed ecco, il peso del corpo in delicato equilibrio, si sposta di nuovo. Le gambe si danno il cambio. Si parte con un passo, poi un altro, e un altro ancora, sommandosi come lievi colpi sul tamburo, formano un ritmo: il ritmo del camminare.
Il tema della performance prodotta da Campsirago Residenza è il cammino: il cammino nell’evoluzione della storia dell’umanità e il cammino in relazione al tempo presente e alla società contemporanea. Lo studio è partito da una pratica ventennale e da un testo fondamentale: La storia del camminare di Rebecca Solnit, il principale tentativo di ricostruire in modo sistematico il ruolo del cammino nella civiltà e nella cultura occidentali.
Il grande antropologo Andrè Leroi-Gourhan sosteneva che l’uomo divenne uomo quando liberò mani e bocca dai vincoli dei quattro appoggi. Divenne in sostanza uomo da quando imparò a camminare, rendendo sostanziale la posizione eretta. Per Leroi-Gourhan più che animale razionale, più che bipede implume, l’uomo è l’essere camminante per eccellenza. “La storia dell’umanità inizia allora con i piedi [...]. L’umanità è in cammino, da sei milioni di anni. Per molti aspetti siamo sapiens grazie alla capacità di spostamento sulle lunghe distanze che ci ha portato lontano, a esplorare di volta in volta i nostri limiti, ad attraversare e incorporare paesaggi per poi trasformarli, a ponderare le nostre capacità adattive in ambienti sempre nuovi, a plasmare un cervello che deve alla plasticità e alla flessibilità la sua unicità.”
Già Aristotele aveva definito il camminare ciò che definisce e contraddistingue l’umanità. L’essere bipedi non è una caratteristica accidentale, ma un elemento essenziale dell’uomo.
Nel corso dell’esperienza in cammino tratteremo il tema del vagabondare poetico, della strada come luogo della percezione del pericolo, la pratica dei pellegrinaggi, delle marce, delle manifestazioni, dei pride, per arrivare infine a un incontro con il mondo del meditativo e del riallineamento, nella riconnessione con il proprio IO corporeo e spirituale.
Mio padre e io
Mio padre e io arriva quando un musicista che improvvisamente non poteva più suonare in pubblico e non sapeva quando sarebbe tornato a farlo, si è tuffato penna alla mano nel suo rapporto con la musica.
E ha scoperto che quella penna era in grado di scavare a fondo, molto a fondo, dove mai avrebbe creduto. Da quella penna sono apparse su carta le vie del quartiere, la bottega del fabbro dove un gallo domestico in piena luce mangiava trucioli di ferro mentre un bambino faceva i suoi primi esercizi sul violino sotto una luce a neon intermittente, il primo ricevendo gratuitamente e l’altro inseguendo faticosamente l’approvazione du Mastr Sardon, il più bravo fabbro dal Gargano a Milano.
Questa è la storia di tutti i padri che per amore disegnano un destino per i propri figli e per ostinazione vigilano perché quella strada tracciata venga seguita, quasi dimenticando che l’unico modo che i figli hanno di tramandare il loro insegnamento è quello di tradirlo.
Ed è la storia di tutti i figli che il destino provano a costruirselo da soli difendendo le proprie scelte quotidiane, il proprio lavoro, il proprio amore, specie quando si tratta di un amore omosessuale e raccontarlo a u Mastr Sardon e alle donne dei calendari porno nel suo retrobottega non è facile.
Mio padre e io è la storia di un tradimento, quello delle aspettative: un padre che stava crescendo un professore di musica buono per dare lezioni e nipotini che avrebbero completato la sua vecchiaia si ritrova davanti un artista, che dell’artista ha tutte le qualità, anche il precariato, sposato sì (come certo lui gli aveva insegnato con la ferrea distinzione dei ruoli familiari), ma con un altro uomo.
Un padre e un figlio che oggi hanno poco in comune e niente da dirsi, eppure continuano a ritrovarsi in teatro, uno sotto le luci del palco e uno al buio mescolato nel pubblico, a godere della musica che li unisce da sempre.
Apocalisse tascabile
Senza alcun preavviso, Dio compare in un supermercato in periferia di Roma e vi annuncia la fine del mondo. Per sua colpa e sfortuna, ad ascoltarlo c’è ben poca gente. A prenderlo sul serio c’è solo un giovanotto amorfo e sfibrato, da allora fatalmente destinato ad essere il profeta della fine dei tempi. Accompagnato da uno svogliato angelo dell’Apocalisse, il giovane apostolo si fa strada nell’abisso peccaminoso della città romana, per annunciare ai suoi abitanti la loro imminente fine. Il progetto apocalittico voluto da Dio sembra però fallire. La triste notizia annunciata però non sembra affatto scuotere chi già si dedica, con mortuaria solerzia, alla propria quotidiana estinzione.
Apocalisse Tascabile è un atto unico eroicomico che con stravaganza teologica ricompone l’infelice mosaico di una città decadente e putrefatta, specchio di una defunta condizione umana. Lo spettacolo tratta della fine del mondo vista da svariate prospettive, tra le quali preponderante è quella di due giovani “scartati”, liquidati e messi all’angolo perché inutili. La fine del mondo è allora per loro quasi un’occasione di vendetta, una rivincita presa sull’indifferenza subita, il cambiamento è incarnato dall’annuncio profetico di questi due smaliziati apostoli under 30 che portano sulla scena con autoironia la rabbia di una generazione esclusa, così giovane e già così defunta.
Apocalisse Tascabile è uno spettacolo a doppiofondo: la fine del mondo è anche l’occasione per risvegliare quella “debole forza messianica” che secondo Benjamin si deposita in ogni generazione, in attesa d’essere portata alla luce per scardinare il mondo.
PREMI
● Premio In-BOX 2021
● Premio della Critica Nolo Fringe 2021
● Premio Italia dei Visionari 2021
● Premio delle Giurie Unite Direction Under 30/ 2020
Le nozze di Antigone
La parola Mito viene dal greco mythos che significa racconto. Ascanio Celestini da sempre racconta. Da ancora prima che nascesse, perché a raccontare erano il padre e prima di lui la nonna. Celestini raccoglie storie e ne lascia memoria. È capace di ascoltarne tante distillarne una sola e collettiva.
Nel reading “Le Nozze di Antigone”, accompagnato dalla fisarmonica di Gianluca Casadei. Il testo è una sua personale riscrittura dell’eroina tragica Antigone che qui diventa una figura quotidiana, ma degna di essere raccontata. Anzi, no, perché a raccontare è lei e così l’attore romano ha dato voce ad una donna. Che si prende cura del padre Edipo, un gran camminatore con tante scarpe spaiate in casa, ora divenuto infermo. Il richiamo è’ all’originaria tragedia sofoclea (Edipo dai piedi gonfi, Edipo che fugge da Corinto e arriva a Tebe, Edipo cieco assistito dalla figlia/sorella) ma tutto è riportato al presente e alla storia recente della Resistenza e della guerra mondiale. Perché le storie non hanno tempo e si intrecciano nella traduzione orale.
Esseri sensibili (incontro pubblico)
Incontro che verterà principalmente sulle sue trasmissioni televisive e soprattutto sul lavoro teatrale da lui presentato la sera prima.
Just walking
performance itinerante site specific / (Punto di incontro Stazione dell'Arte, Ulassai).
Da dove si comincia? I muscoli si tendono. Una gamba è il pilastro che sostiene il corpo eretto. Tra il cielo e la terra. L’altra è un pendolo che oscilla da dietro. Il tallone tocca la terra. Tutto il peso del corpo rolla in avanti sull’avampiede. L’alluce prende il largo, ed ecco, il peso del corpo in delicato equilibrio, si sposta di nuovo. Le gambe si danno il cambio. Si parte con un passo, poi un altro, e un altro ancora, sommandosi come lievi colpi sul tamburo, formano un ritmo: il ritmo del camminare.
Il tema della performance prodotta da Campsirago Residenza è il cammino: il cammino nell’evoluzione della storia dell’umanità e il cammino in relazione al tempo presente e alla società contemporanea. Lo studio è partito da una pratica ventennale e da un testo fondamentale: La storia del camminare di Rebecca Solnit, il principale tentativo di ricostruire in modo sistematico il ruolo del cammino nella civiltà e nella cultura occidentali.
Il grande antropologo Andrè Leroi-Gourhan sosteneva che l’uomo divenne uomo quando liberò mani e bocca dai vincoli dei quattro appoggi. Divenne in sostanza uomo da quando imparò a camminare, rendendo sostanziale la posizione eretta. Per Leroi-Gourhan più che animale razionale, più che bipede implume, l’uomo è l’essere camminante per eccellenza. “La storia dell’umanità inizia allora con i piedi [...]. L’umanità è in cammino, da sei milioni di anni. Per molti aspetti siamo sapiens grazie alla capacità di spostamento sulle lunghe distanze che ci ha portato lontano, a esplorare di volta in volta i nostri limiti, ad attraversare e incorporare paesaggi per poi trasformarli, a ponderare le nostre capacità adattive in ambienti sempre nuovi, a plasmare un cervello che deve alla plasticità e alla flessibilità la sua unicità.”
Già Aristotele aveva definito il camminare ciò che definisce e contraddistingue l’umanità. L’essere bipedi non è una caratteristica accidentale, ma un elemento essenziale dell’uomo.
Nel corso dell’esperienza in cammino tratteremo il tema del vagabondare poetico, della strada come luogo della percezione del pericolo, la pratica dei pellegrinaggi, delle marce, delle manifestazioni, dei pride, per arrivare infine a un incontro con il mondo del meditativo e del riallineamento, nella riconnessione con il proprio IO corporeo e spirituale.
Un albero di trenta piani
Un reading di letture e canzoni sul tema della natura. Poesie, racconti, canti e riflessioni che invitano a prendersi cura della natura, della madre Terra, degli alberi.
L'albero, con le radici per terra e la testa verso il cielo, è l'immagine che ricorre in quasi tutti i testi e ci accompagna attraverso un viaggio allegro, ironico, ecologico, poetico.
Parole che si scolpiscono nella mente come la poesia si scolpisce nell'anima. Da Pablo Neruda a Mariangela Gualtieri, da Italo Calvino a Papa Francesco, questo reading nasce dalla necessità di dare voce a chi ci ricorda che la natura, l'ambiente, il nostro pianeta hanno bisogno di attenzione, protezione, amore.
Un "canto d'amore" alla Terra.
“Appartengo alla Terra. E come me tutta l’umanità, e ogni forma di vita. Piante e foreste, frutti e fiori, e ancora fiumi, monti, animali d’ogni specie e tutto ciò che il lavoro umano ha plasmato e trasformato nel tempo. San Francesco la chiamava sorella e madre, che ci governa e dà sostentamento.” Le parole di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, sono per noi una guida per questa lettura musicata che ci invita a riflettere e anche a divertire.
Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute
Molti anni fa, a metà degli anni Novanta, mentre stavo preparando uno spettacolo sul lager della Risiera di San Sabba a Trieste, venni a conoscenza dell’Aktion Te Vier, l’Azione Ti Quattro, il primo sterminio di massa nazista: l’eliminazione di settantamila tedeschi fra malati mentali, portatori di handicap, disabili e bambini affetti da malformazioni.
Perché ne venni a conoscenza? Perché la stessa manovalanza, gli stessi squadroni di macellai della T4, che per la prima volta sperimentavano e facevano uso di tecniche che poi si sarebbero rivelate fondamentali per la Soluzione Finale, dopo aver sterminato circa due milioni di ebrei polacchi a Belzec, a Sobibor e a Treblinka, furono mandati a Trieste per gestire la Risiera.
Quando vidi Ausmerzen di Marco Paolini, che parlava di tutto quello che aveva determinato, preceduto e seguito la T4, rimasi colpito profondamente. Un autentico pugno allo stomaco. Paolini, con profonda sapienza teatrale, fa comprendere in maniera limpida e cristallina come una nuova scienza, chiamata allora eugenetica, che perseguiva l’igiene razziale, con la sterilizzazione prima e l’eliminazione fisica dopo, fu uno degli elementi che favorirono la nascita del nazismo e non il contrario. Il razzismo esisteva da sempre, ma alla fine dell’Ottocento trovava una conferma razionale in una scienza (o pseudo tale) e diventava eugenetica di stato, a tutela della “parte buona” della popolazione. E i medici tedeschi, che vi aderirono in modo rilevante, non dovevano più curare ma “difendere i geni sani” ed espellere i “deboli” e i “contaminatori della razza”.
Troppo semplicistico limitarsi a dividere il mondo fra le povere vittime (ballasexistenzen, esistenze zavorra) e i carnefici cattivi (i nazisti). Sono più complesse e inquietanti la genesi del delirio della pura razza ariana e le conseguenze che ne derivarono. Conseguenze pesanti, perché con quelle idee, che hanno attecchito in profondità, che si sono incarnate e che non sono così facili da estirpare, ci ritroviamo a fare i conti ancora oggi molto, ma molto più di quanto si pensi o si possa immaginare.
L’11 marzo cadrà il centenario della nascita di Franco Basaglia, che non è stato soltanto colui che rivoluzionò la storia della psichiatria. Da giovanissimo era anche stato imprigionato per sei mesi perché distribuiva volantini antifascisti.
Per questa stagione del Teatro della Cooperativa, come direttore artistico avevo pensato a qualche iniziativa dedicata al grande psichiatra veneziano. Ho chiesto a Marco Paolini se avrebbe potuto portare Ausmerzen da noi. Quando l’ho chiamato, dopo avermi comunicato che i suoi impegni glielo impedivano, mi ha proposto: “Perché non lo fai tu?”. Un’idea che ho subito accettato perché mi è sembrata davvero un’ottima occasione per cimentarmi con uno dei suoi lavori più interessanti e profondi e per aggiungere un ulteriore tassello al mio percorso teatrale di ricerca, di studio e di approfondimento sui temi legati alla grande Storia del secolo passato e soprattutto alla Seconda Guerra Mondiale.
Al mio fianco sul palco ci sarà Barbara Apuzzo, attrice disabile, un’amica che ha frequentato il nostro teatro fin dagli inizi e che con la sua voce, il suo corpo e la sua presenza fisica renderà ancor più chiaro il messaggio di Ausmerzen.
Benvenuto in
Alcuni anni fa Giovanni Casula mi propose di raccontare alcune storie che aveva scritto e da cui aveva iniziato la scrittura di un libro. Storie tratte da esperienze da lui vissute come educatore all’interno del Servizio di Psichiatria (SPDC) dell’Ospedale SS. Trinità di Cagliari. Il libro raccontava frammenti di intensa umanità, le sorprese, l’empatia, le bellezze e le distorsioni che aveva visto e incontrato da quando aveva iniziato il suo lavoro di educatore. Decidemmo di dare vita a uno spettacolo, legato al libro di Giovanni, affidando a Giorgio Del Rio, musicista e complice, la sperimentazione di suoni e musiche originali ed a Pierpaolo Piludu, compagno da sempre nel cada die teatro, la sensibile regia.
Alessandro Mascia
https://www.cadadieteatro.com/produzioni/contemporaneo/benvenuto-in/
Tra due Popoli – Laboratorio Maestra Luisa
In onore di Luisa Pilia.
Partiremo da una storia che, alcuni anni fa, Giancarlo Biffi ha scritto e messo in scena. L'autore aveva in mente le macerie del vecchio ponte di Mostar, distrutto durante la guerra in ex Jugoslavia. Il ponte di Mostar era stato per tanti anni, il simbolo di una possibile convivenza tra diverse civiltà. Tra due popoli è una fiaba che fa bene ai bambini e non fa male agli adulti; si racconta di due popoli, i verduzzi e i gialluzzi, di un ponte metà gialluzzo e metà verduzzo, di un bambino di nome Iso e di una bambina di nome Malika. Insieme all'autore dedichiamo questo spettacolo, a tutti i costruttori di ponti e a tutti coloro che lavorano per unire.
Il biglietto per questo evento ha un prezzo simbolico di 1 Euro e potrà essere acquistato direttamente in loco.
E bastava un’inutile carezza a capovolgere il mondo – racconto anarchico e poetico di Piero Ciampi
Biografia e aneddoti sono lasciati fuori da questo “racconto anarchico e poetico” dove le parole vivono al di fuori della musica che le accompagna. C’è spazio, però, anche per qualche stralcio di canzone, eseguito con intensità e poetico vigore dall’attrice. Accanto alla protagonista, la talentuosa fisarmonicista Giulia Bertasi, che non si limita a un mero accompagnamento, ma diviene essa stessa, in molti casi, complemento drammaturgico, nel sottolineare atmosfere intime tra il tragico e l’ironico [...]. Marco Menini, Hystrio
Nella storia della musica leggera italiana ci sono cantautori che potremmo definire poeti. Uno di questi è Piero Ciampi. Scomparso nel gennaio del 1980, un artista incompreso, figlio “maledetto” della Livorno degli anni ‘60/’70. Per molti era solo un alcolizzato disperato con un carattere violento, per alcuni dei suoi amici più cari era “Il migliore di tutti noi”. Il nostro spettacolo vuole essere un viaggio dentro il suo universo. Per farlo abbiamo utilizzato solo ed esclusivamente le parole delle sue canzoni e di un paio di sue poesie realizzando così un recital che indaga il percorso esistenziale e poetico della sua anima. Le sue canzoni, il vino, le fughe, gli amori nella grande poesia di Piero Ciampi, un personaggio d’eccezione che reinventerà la nostra musica d’autore. In quanto poeta, disadattato al sistema e fuori dalle regole, nella sua opera la sua vita è una porta che si spalanca sui mondi più oscuri e (im)possibili della canzone e della cultura italiana del dopoguerra. Una vita a precipizio: fuori dalle logiche e dagli schemi, il percorso di un diverso che aveva tutte le carte in regola per essere un artista.
Che ci faccio qui, in scena
Le storie più straordinarie sono quelle che ci passano a fianco senza che ce ne accorgiamo. Spesso sono così piccole che bisogna andare a cercarle tra le tante cose che non valgono nulla. Il racconto televisivo neorealistico di Domenico Iannacone si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione e denuncia. Il palcoscenico diventa luogo fisico ideale per portare alla luce quello che la televisione non può comunicare. Le storie così riprendono forma, si animano di presenza viva e voce e tornano a rivendicare il diritto di essere narrate. Iannacone rompe le distanze, prende per mano lo spettatore e lo accompagna nei luoghi che ha attraversato, lo spinge a condividere le emozioni, i ricordi, la bellezza degli incontri e la rabbia per quello che viene negato. Il teatro di narrazione diventa in questo modo anche teatro civile in grado di ricucire la mappa dei bisogni collettivi, dei diritti disattesi, delle ingiustizie e delle verità nascoste. Mentre le immagini aprono squarci visivi, facendoci scorgere volti, case, periferie urbane ed esistenziali, le parole dilatano la nostra percezione emotiva e ci permettono di entrare, come una voce sotterranea, nelle viscere del Paese.
Benvenuto in
Alcuni anni fa Giovanni Casula mi propose di raccontare alcune storie che aveva scritto e da cui aveva iniziato la scrittura di un libro. Storie tratte da esperienze da lui vissute come educatore all’interno del Servizio di Psichiatria (SPDC) dell’Ospedale SS. Trinità di Cagliari. Il libro raccontava frammenti di intensa umanità, le sorprese, l’empatia, le bellezze e le distorsioni che aveva visto e incontrato da quando aveva iniziato il suo lavoro di educatore. Decidemmo di dare vita a uno spettacolo, legato al libro di Giovanni, affidando a Giorgio Del Rio, musicista e complice, la sperimentazione di suoni e musiche originali ed a Pierpaolo Piludu, compagno da sempre nel cada die teatro, la sensibile regia.
Alessandro Mascia
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Gufo Rosmarino e Corteccia il Pipistrello
Gufo Rosmarino è il gufetto che tutti vorremmo per amico, il fratellino coraggioso che riesce a trasformare ogni difficoltà in una formidabile occasione di avventura. Rosmarino ha la saggezza spavalda dei piccoli nel mondo dei grandi, vede le cose con gli occhi della semplicità e per questo riesce a trovare la soluzione giusta ad ogni problema.
Occorre sempre andare al fondo delle cose per trovare un po' di luce e forse di verità. Gufo Rosmarino si tuffa nell'oscurità per cercare ciò che in superficie non capisce o non riconosce, ciò che nel chiarore del sole resta pur sempre buio.
Nella nuova avventura il coraggioso gufetto incontrerà un nuovo amico, tanto differente dagli altri amici, così diverso da sembrare quasi un nemico ma al tempo stesso così uguale.
Lottavano così come si gioca
«Non so chi abbia coniato l’espressione Anni di piombo. Fatto sta che questa etichetta si è appiccicata addosso alla mia adolescenza. Fino quasi a farmi sentire in colpa di essere cresciuto proprio in quegli anni e di avere riso e amato e gioito in quegli anni, anni di morti ammazzati. Perché quel piombo richiama le pallottole. Ma il piombo è anche il grigio plumbeo della nebbia, che in quegli anni copriva Milano, e che ora è sparita. E il piombo è anche il materiale che si usava nelle rotative per i giornali, la vera scenografia di un periodo in cui si leggeva e si discuteva moltissimo. Io però preferisco pensare a un altro utilizzo del piombo: quello che ne fanno i pescatori. Il sughero è importante ma anche il piombo è essenziale: solo combinando leggerezza e peso si ottiene una pesca efficace. Solo con il peso del piombo si va al di sotto della superficie, dove sta la realtà nascosta.”
Un racconto che si svolge in una cittadina di provincia negli anni ’70. La ricostruzione di vicende contraddittorie, a volte epiche, a volte tragiche. Un gruppo di ragazzini che “lottavano così come si gioca”, con l’illusione di poter cambiare il mondo. Uno spettacolo di narrazione per fare luce su un periodo dipinto quasi sempre a tinte fosche, dedicato a una generazione che, forse, non ha perso.
Alfabeto delle emozioni
Noi siamo quello che proviamo. E raccontarci agli altri significa raccontare le nostre emozioni. Ma come farlo, in un momento che sembra confondere tutto con tutto, perdendo i confini fra gli stati d’animo? Ci viene detto che siamo analfabeti emotivi, e proprio da qui parte Stefano Massini – lo scrittore così amato per i suoi racconti in tv del giovedì sera a “Piazzapulita” – per un viaggio profondissimo e ironico al tempo stesso nel labirinto del nostro sentire e sentirci. In un immaginario alfabeto in cui ogni lettera è un’emozione (P come Paura, F come Felicità, M come Malinconia...), Massini trascina il pubblico in un susseguirsi di storie e di esempi irresistibili, con l’obiettivo unico di chiamare per nome ciò che ci muove da dentro. Scorrono visi, ritratti, nomi, situazioni. Ad andare in scena è la forza e la fragilità dell’essere umano, dipinta con l’estro e il divertimento di un appassionato narratore, definito da Repubblica “il più popolare raccontastorie del momento”.
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Alcuni anni fa Giovanni Casula mi propose di raccontare alcune storie che aveva scritto e da cui aveva iniziato la scrittura di un libro. Storie tratte da esperienze da lui vissute come educatore all’interno del Servizio di Psichiatria (SPDC) dell’Ospedale SS. Trinità di Cagliari. Il libro raccontava frammenti di intensa umanità, le sorprese, l’empatia, le bellezze e le distorsioni che aveva visto e incontrato da quando aveva iniziato il suo lavoro di educatore. Decidemmo di dare vita a uno spettacolo, legato al libro di Giovanni, affidando a Giorgio Del Rio, musicista e complice, la sperimentazione di suoni e musiche originali ed a Pierpaolo Piludu, compagno da sempre nel cada die teatro, la sensibile regia.
Alessandro Mascia
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Presentazione di tre libri di autori Ulassesi
STUDI OGLIASTRINI Indici 1984 – 2022
Edizione Biblioteca privata “G. Cabizzosu”
di GIUSEPPE CABIZZOSU
Gli “Studi ogliastrini”, la prestigiosa collana della Diocesi di Lanusei, una vera e propria biblioteca identitaria dell'Ogliastra, hanno finalmente un indice.
Pochi territori, anche nella nostra bellissima Sardegna, possono vantare un'intera collana interamente a loro dedicata. Fu Padre Vincenzo Mario Cannas, “storico di grande e riconosciuta competenza” che, nell'ormai lontano 1984, come dice Tonino Loddo nella sua introduzione: “decise di dar vita ad una pubblicazione che portasse alla conoscenza di studiosi e appassionati la storia e la cultura dell’Ogliastra”. A questa straordinaria iniziativa venne dato il nome di “Studi ogliastrini” e suo scopo, per voce del suo stesso ideatore, bene espresso nell'articolo di apertura del primo numero, fu: “sviluppare e proporre all’attenzione degli studiosi un complesso di tematiche, di studi, di indagini, di ricerche storiche, scientifiche, letterarie, artistiche, ambientali, non soltanto per conoscere e far conoscere l’Ogliastra, ma come mezzo di promozione socio-economica di una regione bisognosa di tutto e di tutti”.
E questa idea, visionaria e lungimirante ad un tempo, a distanza di quarant'anni, è ancora oggi ben viva ed intensa. Quel “campo aperto”, così “ricco e copioso di messe” ha dato fino ad oggi innumerevoli frutti ed ancora suscita interesse e curiosità tanto da diventare uno strumento fondamentare ed indispensabile per approfondire aspetti essenziali di una regione che, sebbene ricca di storia, cultura e tradizioni, in verità, non sempre ha ricevuto all'esterno la dovuta considerazione.
Negli anni, numerosissimi studiosi, esperti, appassionati e cultori nelle varie arti e discipline hanno contribuito a rendere la raccolta una miscellanea ampia e ricchissima per meglio comprendere e conoscere il territorio ogliastrino. Ed oggi, con la aumentata periodicità degli ultimi numeri, la collana si arricchisce annualmente di sempre crescenti ed ulteriori studi che contribuiscono a farne, sempre più, una fonte preziosa di studio e di consultazione, al servizio sia del semplice cittadino che degli stessi studiosi e ricercatori nei più numerosi ambiti. Tuttavia, mano mano che questa importante raccolta cresce e si dilata nel tempo, sempre più aumentano e si moltiplicano le difficoltà per una sua agevole consultazione. Fino ad ora, infatti, mancava un indice di tutti i numerosissimi articoli pubblicati nel corso degli anni.
Quest’anno, per festeggiare i primi quarantanni dell’importante collana della Diocesi di Lanusei, si è dato alle stampe “un indice ragionato di tutto questo immenso materiale per consentirne un più immediato e intuitivo utilizzo”. Si tratta di un utile strumento scientifico di ricerca dedicato alle biblioteche ed a tutti coloro che vorranno, con facilità, recuperare le innumerevoli informazioni presenti nelle oltre tremila pagine dei diciotto volumi al momento pubblicati.
Pensato e realizzato da Giuseppe Cabizzosu, per un uso esclusivamente interno alla biblioteca comunale di Ulassai ed alla propria biblioteca personale (www.giuseppecabizzosu.it), l'autore ha deciso di condividere con l'esterno questo suo lavoro.
Destinatarie privilegiate di questa operazione saranno, prioritariamente, tutte le biblioteche, pubbliche e private, che operano nel territorio ogliastrino alle quali il presente indice sarà fornito a titolo totalmente gratuito dopo averlo aggiornato sulla base di ogni nuovo numero della collana “nella concomitante speranza che il lavoro fin qui fatto possa trovare una continuazione generosa e appassionata”.
NUOVI MODI E SPAZI DELL’ABITARE. Uno studio del territorio dei Tacchi d’Ogliastra
Di Gabriele Campus
Il rapido processo di espansione urbana avvenuto negli ultimi decenni ci impone di ripensare e di ridefinire il concetto di abitare gli spazi.
La crescita smisurata delle città produce forti impatti negativi soprattutto nei vasti territori.
I principali modelli urbani di sviluppo dell'era moderna hanno infatti aggredito e consumato importanti risore contenute in questi spazi, riducendo sempre di più le possibilità di ripristinare questi beni in futuro.
Tuttavia, di recente, assistiamo alla crisi etica di questi modelli tradizionali; alcuni segnali come il cambiamento climatico, le lotte per le ingiustizie sociali e la saturazione degli spazi densamente popolati confermano la tendenza negativa che assumono questi processi in prospettiva del benessere collettivo comune.
A tal proposito, in luoghi remoti del mondo, persistono delle comunità rurali che conservano ancestrali comportamenti di vita, privilegiando la natura attraverso un profondo rapporto identitario, e che potrebbero offrire preziosi saperi su come abitare gli spazi del domani.
In questo studio verrà indagato, come esempio contestuale, il caso del Territorio dei Tacchi d’Ogliastra e delle sue Comunità custodi.
Tramite l’ascolto ed il confronto con il sapere comune locale, si cercherà di generare una nuova mappa conoscitiva del Territorio che tenga conto degli spazi e dei luoghi indicati dagli abitanti come risorse da riconfigurare.
Stimolando dei nuovi percorsi pro-attivi che partono dal basso si potrebbero configurare delle nuove modalità di supporto alla gestione integrata dei territori.
Inoltre, si cercherebbe di mitigare i gravi fenomeni dello spopolamento che affrontano questi paesaggi, rafforzando la centralità dei presidi ambientali socio-territoriali.
Ai giorni d’oggi, il territorio non è più visto come uno spazio inerte; piuttosto, rappresenta il risultato di pratiche strategiche locali e condizioni di possibilità per l’azione.
Esso si identifica come una risorsa programmabile entro processi rappresentativi e strutture attive, pratiche sociali e istituzionali, a partire da nuovi scenari di unione e di progetto dello spazio.
Interpretare e riconoscere la qualità differenziale espressa dai vasti territori potrebbe quindi rivelare i vantaggi e le potenzialità di abitare questi spazi in futuro.
SOLO COL BUIO SI VEDONO LE STELLE
Di GIAMPIERO PIRAS
Moby Dick (sebbene molti abbiano tentato)
Moby Dick non racconta una storia. Non è un romanzo. Forse neppure un libro.
È un mostro che sta fra gli altri volumi scritti come il leviatano bianco sta in mezzo alle altre creature marine.
Moby Dick non si può narrare, “sebbene molti abbiano tentato” (per citare Melville).
Che può farne, allora, un narratore (e nel tempo d’una narrazione)? Può almeno far brillare alcuni frammenti incandescenti; far intuire, per sintesi, l’intera luce, l’intero calore del magma. Può dire: “sono come un palombaro che scende negli abissi. Trova Atlantide. Non può risalire portandosi Atlantide sulle spalle. Può riportare però qualche frammento (una moneta, un pezzetto d’anfora, un naso di statua).
E poi dire: ‘guardate, questa non è Atlantide; è la prova che, là sotto, c’è Atlantide: andate a farci un giro, se vi capita.’ ”
Alessandro – Un canto per la vita e le opere di Alessandro Leogrande
Alessandro è il racconto della vita, delle imprese, delle opere di un intellettuale straordinario. È racconto di un giovane che sceglie di tenere gli occhi aperti sulla realtà che lo circonda, di dedicare la propria vita a donare luce a quello che rimane oscuro e nascosto nei luoghi più terribili, d’impegnarsi a smontare gli stereotipi e le frasi fatte con cui allontaniamo da noi i drammi che percorrono il nostro presente, di stare sempre e comunque dalla parte degli “Ultimi”. Alessandro è Taranto. Alessandro è viaggio nei ghetti dei migranti, persi nelle campagne. È viaggio infaticabile nei luoghi delle frontiere e dei muri. Alessandro è meraviglia di fronte a un quadro. È pratica altissima di una “pietas” dello sguardo. Alessandro è un compagno di viaggio in questi tempi difficili, una fonte inesauribile d’ispirazione. Alessandro è teatro pulsante, dove memoria, presente e utopia non sopportano mai, come in tutta la sua opera, di essere separati.
Presentazione del libro: ROSSO
La vicenda storica che ha ispirato “Rosso”: la strage della notte di San Sebastiano compiuta 100 anni fa, il 21 gennaio 1925, che portò allo sterminio della famiglia Boi: cinque persone adulte e tre bambini.
I musicanti di Brema
Prosegue la collaborazione tra il Cada Die Teatro e la Banda Comunale Giuseppe Verdi di Sinnai, una delle più interessanti bande sinfoniche italiane. La banda composta da circa quaranta elementi, esegue, sotto la direzione del Maestro Lorenzo Pusceddu, la fiaba musicale del compositore Angelo Sormani. La storia raccontata da Silvestro Ziccardi parla di un asino, un cane, un gatto e un gallo che, per sfuggire ad un triste destino, decidono di andare nella città di Brema a suonare nella banda comunale. Durante la strada cambieranno i progetti, ma non la voglia di stare insieme, suonare e fare festa.
Il biglietto per questo evento ha il prezzo simbolico di 1 Euro e potrà essere acquistato soltanto in loco.
Mappe tattili
Laboratorio teatrale tra boschi e sentieri condotto da Bruno Cappagli, per ragazzi e ragazze viaggianti fra teatro e utopia. Ragazzi e ragazze alla domanda: “ma tu cosa vuoi?” Non hanno altra risposta che quella di volere un mondo futuro possibile per l’essere umano. Una terra su cui continuare a vivere. Ma il problema non è la terra. Il Pianeta ha superato cose molto peggiori di noi: ha superato terremoti, vulcani, tettonica a zolle, deriva dei continenti, venti solari, macchie solari, tempeste magnetiche, inversione magnetica dei poli, centinaia di migliaia di anni di bombardamenti da parte di comete, asteroidi, meteoriti, inondazioni, onde anomale, incendi planetari, erosioni, raggi cosmici, ere glaciali ricorrenti... Il pianeta non va da nessuna parte...NOI SI! Per questo come viaggiatori dei ghiacci, questi ragazzi utilizzeranno mappe tattili per trovare piste possibili, piste teatrali, poetiche, sentieri che tra gli alberi gli farà trovare pensieri, canti, danze che ci racconteranno di visioni possibili, utopie da inseguire per rispondere finalmente a quella annosa domanda: “Ma tu cosa vuoi”.
Orlando. Furiosamente solo rotolando
Camicia bianca, una tromba e uno sgabello: è tutto quel che serve per raccontare le vicende dei paladini di Carlo Magno e dei terribili saraceni. Accampamenti, cavalieri, duelli, incantagioni, armature, destrieri... un vortice di battaglie ed inseguimenti il cui motore è sempre la passione, vera o presunta, per una donna, un cavaliere, un ideale. Storie senza tempo di uomini d’ogni tempo, in cui tutto è paradosso, iperbole, esasperazione. Riscoprire il piacere della “fabulazione” e della “fascinazione” della parola, il senso di ascoltare delle storie e di ascoltarle assieme ad altri. Così le parole dei canti e delle ottave di Ariosto prendono nuova vita, un po’ tradite un po’ ri- suonate, e la narrazione avanza tra guizzi di folgorante umorismo e momenti di grande intensità, mescolando origini, tradizioni e dialetti. Nell'appassionante lavoro di scrittura alcuni episodi sono stati ripresi, altri rielaborati, altri completamente inventati com'è nell'essenza stessa dell'arte di raccontare.
L’uomo che volle essere Peròn
C’è stato un tempo in cui un giornalista, di un’importante testata nazionale, si era messo in testa di raccontare del suo vecchio ma anche di sé e di Arasolè, ma soprattutto di provare a dare una risposta a una enigmatica domanda: veramente Giovanni Piras divenne Juan Domingo Peròn?
Un romanzo straordinario scaturito dalla penna di Giovanni Maria Bellu, uno dei più interessanti e coraggiosi giornalisti italiani, per una storia fantastica, tra Mamoiada, il paese sardo delle maschere e del rito, e l’argentina di Juan Domingo Peròn.
L’universo sonoro di Gavino Murgia, teso tra jazz, improvvisazione, tradizione ed elettronica, è composto da una ricchissima libreria di voci e strumenti tradizionali e contemporanei.
Altrettante voci sono quelle dell’attrice e dell’attore del Cada Die Teatro, dirette da Giancarlo biffi, che riduce ed elabora il testo per offrire una fotografia di una storia tesa tra realtà e immaginazione.
La solita zuppa
Uno spettacolo dai testi di Luciano Bianciardi, scrittore dall'ironia sempre pungente e lo sguardo lucido sul mondo e sul futuro. Il titolo è tratto dalla raccolta di racconti" La solita zuppa e altre storie", racconto incriminato che negli anni Sessanta, quando uscì il libro, fu motivo di processo. Protagonista della novella una Milano dove il tabù non è il sesso, bensì il cibo.
Tra i racconti "Quello strano viaggio (storia quasi metafisica)": un sogno, la speranza di un sogno, il desiderio intimo di aver sognato. E così ricordiamo.
Ricordare Bianciardi con un sogno che ne contiene altri, flash che come in un viaggio onirico emergono da una nebbia esistenziale, vivida, lasciando allo spettatore, come a volte accade dopo il risveglio, per un breve attimo, il dubbio che l’esperienza vissuta sia stata reale e meno.
Maria Cassi e Leonardo Brizzi, con la loro straordinaria capacità di leggere l’umano in chiave surreale, ci guidano in questo sogno, che come un treno è fatto di vagoni, divisi in scompartimenti, che contengono posti nei quali, più o meno consapevolmente, siamo seduti.
Un viaggio musicale e intimo, fra celebri canzoni degli Anni Sessanta e pagine ironiche e graffianti dello scrittore de La vita agra.
Atlantide
Si narra che Atlantide fosse una terra meravigliosa, dove regnava la giustizia e il bene. Atlantide era bellezza, terra verdeggiante e città dalle architetture accoglienti e lucenti. Ora dov’è? L’hai mai cercata? Come la immagini? In modo inaspettato e sorprendente, due strani omini, accomunati da un simile destino, cominciano un viaggio. Si perderanno e si ritroveranno in un continuo rovesciamento della realtà, seguendo le luci delle stelle, ascoltando il suono della loro voce, tra una lacrima e un sorriso, tra il fare e il non fare, oltre il silenzio raggiungeranno la mitica Atlantide. E ora che conoscono la strada, basterà socchiudere gli occhi, o guardare il soffitto prima di andare a dormire, per incontrarsi ancora nella terra sommersa.